Perché no
PERCHÉ NO al passante nord – traforo delle Torricelle: è una autostrada in città di 13,2 km a 4 corsie + corsia di emergenza, di cui 2,2 km in galleria a doppia canna da Poiano ad Avesa e 1,8 km in trincea coperta (da Avesa a Quinzano), 9,5 km, quindi la maggior parte, a cielo aperto, con 5 caselli (Poiano, Parona, via Gardesane, via Bresciana, Verona Nord e sarà a pedaggio. porterà in città il traffico pesante con una previsione di 4.400 veicoli/ora nelle ore di punta, 60.000 veicoli/giorno, 22 milioni di veicoli/anno di cui il 30% di camion stringerà Verona in una morsa di smog, racchiudendola tra i 22 milioni di veicoli di questa nuova autostrada, i 97 milioni di veicoli della A4 e i 100 milioni di veicoli della A22 sarà la nuova opera per l’Arena, visto che sarà a 2,2 km da piazza Bra’, 1,2 Km dal teatro Romano, a 1 Km dall’ospedale di Borgo Trento, a 800 metri da Corte Molon e a 0 (zero) metri dalle piscine Santini, un anello di smog a poche centinaia di metri dal centro storico unico esempio in europa non risolverà il problema del traffico di Veronetta e delle Torricelle perché, per raggiungere il centro, costringerà gli automobilisti a percorrere più strada, pagare un pedaggio, alla fine, a pagare un parcheggio e prendere un mezzo pubblico distruggerà il parco naturale dell’Adige e tanta buona terra oggi coltivata a frutta ed ortaggi con un biscione di 9 Km di asfalto a cielo aperto (più 4 km in galleria coperta ed artificiale) sarà una diga invalicabile per le acque che scendono dalla collina arrecando danni ai quartieri di Avesa, Quinzano, Ponte Crencano e Parona porterà ulteriori cementificazioni, perché intorno alle autostrade ed ai suoi caselli si è sempre costruito per offrire servizi e opportunità a vantaggio dei trasporti, aumentando così il traffico e l’inquinamento costerà un miliardo di euro che pagheranno i cittadini di Verona, soldi che potrebbero essere meglio usati per creare lavoro per i nostri figli invece che per toglierlo alle famiglie e alle aziende che oggi operano sul quel territorio sarà un debito per 45 anni, debito che lasceremo ai figli dei nostri figli senza alcuna certezza che sia servito allo scopo per cui è stato realizzato In conclusione, questa autostrada cittadina è INUTILE, DANNOSA E COSTOSA
Il buco e i quartieri
Riportiamo la descrizione che l’ATI (Technital) scelta quale promotore del progetto fa del tracciato dell’opera.“Il territorio interessato è molto vario, ad est il tracciato attraversa in galleria naturale la zona collinare delle Torricelle; procedendo verso ovest, supera gli abitati di Avesa e Quinzano e S.Rocco, in galleria artificiale, esce in sede naturale, sottopassa Via Preare nuovamente in galleria artificiale e scavalca il fiume Adige, con un nuovo ponte a 3 luci di importante valenza architettonica. Piega verso sud-ovest, attraversando in sede naturale (trincea) la zona pianeggiante a ovest della città, meno densamente abitata e prossima, procedendo da nord verso sud, alle località del Chievo, della Bassona e di S.Massimo, realizzando così un asse nord-sud, ad ovest della città, conosciuto anche come “Strada di Gronda”.
Proprio per dare piena autonomia ed efficienza a questo asse nord-sud è risultato doveroso inserire, poichè ritenuto assolutamente funzionale all’opera in oggetto, anche il collegamento diretto con la Statale del Brennero e quindi con la Valpolicella, mediante
la realizzazione di una breve bretella a una corsia per senso di marcia, che collega l’asse principale alla Strada Provinciale S.P.1A, in seguito S.S. 12 “del Brennero”, ad ovest di Parona, che viene, peraltro, scaricata dal traffico di attraversamento del centro urbano”.
Sono interessate quindi all’opera le circoscrizioni 2°, 3° e 6° ai confini con 8°. Lungo tutto il percorso si dovrà scavare, trasportare terra e materiale di costruzione, costruire cavalcavia e ponti, stendere cavi e tubature, costruire parcheggi, alberghi, fast food, svincoli e caselli (sono previsti lungo il percorso 6 cantieri).
Dicono tre anni di lavoro, ma questo sarà vero nella speranza di non inciampare nei ritrovamenti archeologici della via Augusta, di qualche splendido casa romana, o di un cimitero, di antiche officine, di non aver problemi con le acque del Lorì e altre sotterranee che scendono dalla collina verso il fiume Adige, di non avere problemi idrogeologici, di non risvegliare dal sonno antiche paleo-frane e faglie che potrebbero creare problemi al territorio collinare, di non ritrovare, nello scavo delle Torricelle, le vestigi dei nostri antenati, l’uomo di Quinzano o resti di mammut e altre belve ben conservati dalla natura.
Tre anni, forse cinque, probabilmente più di sette tra rumori, polvere e problemi di viabilità. Potremo resistere senza trovare soluzioni che consentano ai cittadini di vivere (o sopravvivere) prima che il traforo sia completato? E allora, a cosa servirà se altre soluzioni si dovranno trovare ed applicare, ben prima che il traforo sia completato?
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